Estetica rinascimentale
Bellezza rinascimentale Estetica rinascimentale. Nonostante la Chiesa, il Rinascimento portò al risveglio della cultura estetica. Vennero
Bellezza rinascimentale
Estetica rinascimentale. Nonostante la Chiesa, il Rinascimento portò al risveglio della cultura estetica. Vennero utilizzati una grande quantità di trucchi e trattamenti di bellezza.
Sembra che il vasto uso dei cosmetici fu dovuto anche all’uso di maschere e trucchi durante il periodo dei Misteri. Questa forma teatrale/religiosa si evolve dopo la chiusura dei teatri per volere della Chiesa.
In ogni caso, sia le donne sofisticate sia quelle meno, usavano i cosmetici liberamente, non facendosi influenzare dalle satire o dai sermoni, o dagli effetti di ingredienti velenosi. Le donne veneziane, oltretutto, formarono delle società (ed elessero dei funzionari) in cui si studiavano e testavano nuove scoperte nell’arte della cosmetica. Isabella Cortese (alchimista italiana) ne fu presidentessa per un periodo e Caterina De Medici ne era un membro onorario.
Il trucco del rinascimento italiano
Nonostante le nuove scoperte fatte dalla società, le donne continuavano a truccarsi la faccia con la biacca (bianco di piombo), spesso aggiungendo uno strato dopo l’altro, sia per evitare di doversi struccare ogni volta, sia per riempire le rughe.
Solitamente il trucco era applicato sul collo, sul decolleté e sul viso. In ogni caso, che fosse applicato a più strati o meno, era ovviamente innaturale. E anche se soddisfaceva le donne, sicuramente non attraeva di più gli uomini o perlomeno coloro che ne scrivevano.
Tentazione demoniaca
Estetica rinascimentale. Andrès Laguna, umanista e farmacologo spagnolo durante il papato di Giulio III, era dell’idea che il trucco con la biacca fosse stato inventato dal diavolo per far sembrare le donne “brutte, enormi e abominevoli”.
E Firenzuola, monaco sognatore della bellezza naturale, sosteneva che i trucchi venissero utilizzati per impiastrare la faccia, così come la calce e il cemento sui muri; e che le fa invecchiare velocemente, distrugge loro i denti, mentre sembrano indossare una maschera tutto l’anno.
Sembra che gli studiosi, in generale, avvertissero le donne sull’uso di veleni sulla loro pelle non solo per quanto riguarda il bianco di piombo ma anche il sublimato di mercurio, utilizzato per rimuovere le imperfezioni della pelle e renderla liscia.
Il peccato che si tramanda
Laguna descriveva i danni del mercurio come “ignobili inconvenienti” poiché non avvelenavano solo la donna che si truccava, ma anche i figli che avrebbero avuto e che sarebbero morti perdendo anche tutti i denti dall’avvelenamento!
Il veleno ti fa bella
Estetica rinascimentale. Per evitare gli orribili avvelenamenti da piombo e mercurio e l’ira divina allo stesso tempo, Firenzuola consigliava alle donne la possibilità di avere la pelle liscia grazie “all’acqua d’orzo o quella dei lupini, o l’acqua dei limoni e tante altre sostanze naturali, purificanti delicati per schiarire il viso, senza dover abusare di unguenti dall’odore putrido”.
Il fard, utilizzato dalle donne nobili, era applicato più sobriamente. Tuttavia ci sono testimonianze di Andrés Laguna rispetto all’estetica di carnagioni colorate, probabilmente innaturali (biacca).
Critiche al make up
“Ce ne sono molte che si impiastrano la faccia con tanti di questi intrugli e miscele da avere il viso di mille colori: alcune gialle come la calendula, altre di un verde scuro, altre ancora di un colore grigiastro, altre di un profondo rosso simile alla tintura della lana”.
Coloro che fanno uso di questa cerata, non solo hanno i denti che marciscono o un alito insopportabile, ma da creature incantevoli si trasformano in bestie infernali. Per cui, lasciamo che tutte le gentildonne, lascino questi impiastri alle sgualdrine a cui sono più adatti, conosciute e notate per il loro sudiciume.
Nel XV secolo, le sopracciglia sono state disegnate sottili , gli ombretti non erano ancora molto utilizzati.
Verso la fine del XVI secolo , le sopracciglia tornarono alla loro forma originale, e occasionalmente si disegnavano nei finti.
Fonti:
Richard Corson Fashion in Make up from ancient to modern times 1972 Universe book
Un luogo da visitare il Museo degli Uffizi