La bellezza HD
La bellezza HD: differenze di linguaggio La bellezza è una vera e propria caratterizzazione. Il teatro,
La bellezza HD: differenze di linguaggio
La bellezza è una vera e propria caratterizzazione. Il teatro, il cinema la televisione e tutti i media la
raccontano, ma non tutti i linguaggi si somigliano. Come mai? Prima di tutto a fare la differenza è il mezzo
di comunicazione insieme con la percezione visiva dell’immagine fotografica (cine-televisiva) che non può
essere la stessa di un teatro o non può avere la stessa valenza su un social.
L’estetica come fattore culturale
Anche se è vero che la sensazione di bellezza risponde tecnicamente a dei canoni matematici come ad esempio la Sezione Aurea,tuttavia l’estetica non sempre si appoggia a questa teoria di armonizzazione antica come il mondo.
L’estetica è un processo estremamente complesso e articolato su più livelli, uno dei quali è sicuramente
quello culturale; l’esperienza del bello infatti non può essere la stessa nel Ciad o In Cina, così come la
cultura visiva legata alla tecnologia di una società gioca un ruolo importante nell’averci abituati ad
osservare le immagini solo ad altissima definizione.
Raccontare la bellezza HD
Oggigiorno qualsiasi mestiere creativo si è fatto carico di questo linguaggio, la scultura è diventata iperrealistica, così come i dipinti, il tatuaggio e la fotografia hanno fatto lo stesso in ogni loro espressione.
Ormai facciamo di tutto pur di essere conformi a questo nuova bellezza HD. Questo vuole essere solo uno spunto per far comprendere come mai in teatro o al cinema “la bellezza” così come in altri ambiti dove l’immagine è strumento di racconto, possa essere raccontata in un modo piuttosto che in un altro.
I codici narrativi in teatro
In teatro i codici di narrazione sono piuttosto semplici, si parla infatti di cliché teatrale, dove la bella, dalla
maschera greca ad oggi, conserva tutti quegli elementi descrittivi che diventano essi stessi racconto di una
“caratterizzazione”: il capello fluente e pulito, le labbra rubiconde e morbide, i vestiti che ne mettono in
evidenza l’armonia, i colori luminosi, tutto questo per fare in modo che la visione in lontananza non limiti
eccessivamente la comprensione di quello che si vede, che non confondi lo spettatore.
I codici cinematografici
Tutto questo nel cinema funziona in parte poiché la possibilità di avere una visione più dettagliata di un viso
ci permette di uscire fuori dal linguaggio tecnico teatrale come quelli dell’ “ingrandimento dell’occhio, di
rimpicciolire le labbra, di coprire le sopracciglia” ecc.. e di usare sui personaggi un linguaggio più affine
all’estetica del periodo in cui il film viene prodotto. Esempio di questa tendenza è sicuramente l’evoluzione dei vari personaggi di Cleopatra nelle molteplici versioni cinematografiche.
Bellezza oggettiva e bellezza estetica
A questo punto una breve differenza tra bellezza oggettiva ed estetica va fatta: la prima corrisponde al
concetto di armonizzazione attraverso la percezione visiva (golden ratio), quella tanto utilizzata in passato
nella costruzione di opere d’arte, dalla scultura all’architettura e durante il rinascimento anche nella
pittura.
L’estetica ha un gusto più sociale e non sempre utilizza regole matematiche per raccontare appunto “la
bellezza” basta guardare le mode per capirlo. Il cinema si appoggia su questa filosofia e si possono
facilmente fare dei paragoni: se si dovesse creare una diva degli anni 30 e la si facesse a copia di Jean
Harlow con i suoi capelli biondo platino e il sopracciglio rasato e ricreato ad arco, il film proiettato nelle sale
cinematografiche restituirebbe una caratterizzazione vista dal pubblico come un personaggio dal gusto
teatrale/grottesco, piuttosto che bello. Questo proprio in ragione del fatto che le nuove generazioni hanno
dei codici d’identità diversi rispetto a quelli del passato.
Make up correttivo ad alta definizione
Una riflessione viene da fare infine sul make up correttivo anni 80 durante i quali l’ideologia di base era
quella di essere a tutti i costi bella e al centro dell’attenzione, il make up divenne così quasi “accanimento
terapeutico” con correzioni oserei dire teatrali. Oggi il make up correttivo si traveste invece di una nuova
tecnica ad Alta definizione, sposando la filosofia HD che esclude l’intervento pittorico invasivo lavorando su
allure più “naturali”.
HD la sua evoluzione nell’intelligenza artificiale leggi QUI
Antonio Ciaramella
Editor: A. De Martis